MIO NONNO GIGI, IO E LA TANA DELLA VOLPE (E LA FORMAZIONE DELL'ANALISTA):
a cura di Maurizio Forzoni
Circolo Amici di Freud e del Pensiero Analitico
(Circolo del Pensiero)
Sigmund Freud Il Divano Jacques Lacan
Il Soggetto dell'inconscio
Il bambino sa sempre dove è il suo desiderio e lo mette in atto. A tal proposito racconto un evento avvenutomi quando ero un bambino di circa 4 anni. Mi trovavo a passeggio con mio nonno, in una strada di campagna che costeggiava un bosco vicino alla loro casa. Ero un bambino molto curioso e, per tutto il tragitto, non facevo altro che porre domande a mio nonno: su quel posto, su quell'altro, e così via. Il mio domandare continuò per tutto il tragitto. Era certamente un modo per dimostrare la mia felicità per passeggiare in quei luoghi così ricchi di natura e nascondigli da scoprire, assieme ad un compagno che contraccambiava il piacere. Ad un certo momento di questa passeggiata, ci trovammo di fronte ad un grosso sasso, il quale prendeva proprio l'aspetto di una tana. Domandai a mio nonno – che oramai ritenevo essere una fonte inesauribile di sapere – cosa fosse quel luogo. Mio nonno, anch'egli oramai in sintonia con la mia curiosità, rispose: "quella è la tana della volpe!!!". In questa risposta mio nonno dimostrò, assieme al mio inconscio, di ben sapere cosa, da piccolo esploratore quale ero, stessi cercando. Quale fosse la domanda fondamentale a cui stavo pensando. Continuammo a camminare, sino a che non fummo arrivati a casa. La mattina dopo, mi svegliai, feci colazioni, come sempre, e andai in cortile a giocare. Quell'evento del pomeriggio precedente, però, era ben rimasto nella mia mente. Seguendo questa serie di pensieri, salì in casa a prendere un “fucile” che mio nonno mi aveva regalato. Era un “ventottino”, così lo chiamava lui. Presi questo fucile, lo misi in spalla, e cominciai a tornare nel sentiero che avevo percorso il giorno prima con il nonno. Arrivai, con destrezza, alla tana della volpe, e mi misi paziente fuori, con il fucile in braccio, ad attendere. Volevo proprio vedere come questa volpe era entrata nella sua tana, e soprattutto ne aspettavo l'uscita. Ciò che cercavo, evidentemente, era l'origine, da dove questa volpe, dalla coda lunga, provenisse, e, soprattutto, come avesse fatto ad entrarci. Nel frattempo i miei nonni e i miei genitori si erano accorti della mia assenza, ed avevano cominciato a chiamarmi e cercarmi con grande apprensione. Io non me ne curavo. Li sentivo, ma non mi sognavo minimamente di rispondere, intento come ero a far da sentinella alla tana della volpe. Mio nonno, ricordandosi dell'evento del giorno precedente, guidò la comitiva di persone che mi stavano cercando, sino al punto in cui mi aveva detto della volpe. Quando mi trovarono, mio nonno – mi ricordo nitidamente – mi chiese: "Maurizio, ma perché non rispondevi?". Ed io: "Zitti, che se rispondo la volpe si spaventa e non esce dalla tana". Questa mia battuta, scatenò le risa dei parenti. Io però ero molto serio, e stavo occupandomi delle cose mie. In tale ricordo c'è evidentemente tutta la questione della partnership. Io e mio nonno stavamo lavorando a profitto, in maniera molto divertente e simpatica, stabilendo una relazione proficua. Gli elementi che compaiono nella scena sono: la tana, la volpe dalla coda lunga, ed io munito del mio fucile. Si stava dispiegando davanti agli occhi, da una parte la questione dell'Edipo, rappresentata dal prendere il posto del padre, con il mio fucile, dall'altra il tentativo di verificare le mie conoscenze di allora intorno all'altro sesso: insomma, la donna, ha oppure non ha una coda come la mia?Tra l'altro credo che avevo già intuito che nella nascita di un figlio, la coda centrasse qualcosa. Nell'attesa autonoma, ed anche paziente, seguivo il mio desiderio di sapere. Il nonno mi aveva fatto da guida, discretamente, senza intrusioni: questo è un vero atto d'amore. Ecco: oggi ho condiviso con voi una storia che considero un buon esempio di formazione analitica. Un partner che accompagna, ma solo per un po'. Poi, bagagli in spalla, si è in grado di cercare e trovare il luogo, per proprio conto, la propria interpretazione, il proprio atto e tempo analitico. E bisogna anche sapere attendere, come feci io fuori dalla tana della volpe, prima che la comitiva mi rompesse le uova nel paniere. Ma non ebbe molta importanza, la mia ricerca aveva dato già i suoi buoni frutti, con mio nonno, un partner che non dimentico. Maurizio Forzoni
© Dott. Maurizio Forzoni