Madri falliche. Ne vogliamo parlare? - Studio di Mediazione familiare, pedagogia e orientamento

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MADRI FALLICHE. NE VOGLIAMO PARLARE?
di Maurizio Forzoni
                

Maurizio Forzoni
Abstract: Spesso si tende a pensare, in maniera fall-ace, che le velleità di comando, imperative, siano una caratteristica esclusiva della personalità maschile. Nella stessa letteratura si fa un gran parlare del padre padrone, autoritario, punitivo, burbero, cinghia alla mano. Se tali figure esistono e sono esistite nel corso del tempo, producendo molti disagi e abusi educativi, spesso si tende a non considerare che vi sono anche madri che non si fermano davanti a niente e che esercitano un potere illimitato e senza freni sui figli e sui partner (mariti, compagni, fidanzati). La madre, come intesa nella nostra cultura, ha molti più alibi nel sociale e tende a sfuggire  dal giudizio per  i propri atti/parole, anche quando non sono orientati al beneficio proprio e di coloro con cui si  rapporta. C'è, infatti, questa idea della madre come "principio naturale" che non può che operare per "amore" , sino a delirarla nell'"AMORE SUPREMO". Nel fare la madre,  a parte la ovvia questione della biologia, non c'è niente di naturale, niente di destinale, ma lo si diventa attraverso un lavoro desiderante. La madre fallica, rispetto al padre fallico, può incutere molto più timore nel bambino, proprio perché invasa da quel "più di godimento" di cui parlava lo psicoanalista Lacan, che può finire per fare a pezzi, nei casi più gravi, il desiderio, il pensiero, il sapere andare a meta di figli e partner. Ricordo un soggetto che si paralizzava negli arti, proprio perché il terrore della madre gli si leggeva negli occhi (e nel pensiero).  Il  mito di Medusa e delle Gorgoni, che avevano il potere di pietrificare (dalla paura, appunto) chiunque le guardasse negli occhi, è la rappresentazione della madre pietrificante .  Oggi, con questo articolo, affrontiamo questo tabù.

 Chi lo ha detto che, come ci sono o ci sono stati i <<padri padroni>>, non esistano le <<madri madrone>>?
   

Nell'immaginario sociale circola sovente un luogo comune che io, nella migliore delle ipotesi,   definisco  errore e, nella peggiore, menzogna, inganno, malafede,   secondo cui  le velleità di comando e di potere su figli e  partner apparterrebbero solo ad una sorta di degenerazione o abuso della figura del padre.

Ci sono madri che, di fatto, hanno e detengono lo scettro del comando, trattando partner e figli come zimbelli da manovrare a proprio piacimento, non solo in questi tempi ipermoderni ove passa ed è esaltata un'immagine di donna potente, perfetta, che può pretendere ed ottenere tutto ciò che vuole, con qualsiasi mezzo, ma altresì nei tempi passati, quella che siamo soliti definire periodo patriarcale. L'errore nell'errore in cui molti incorrono, (e molto spesso loro stesse che non ne escono mai e non accettano di mettersi in discussione nemmeno se sollecitate), è quello di credere la donna, in quanto madre, ingiudicabile.

Lacan, psicoanalista francese di nota fama, definiva queste donne “madri falliche”. Donne con il fallo in testa, e che fanno diventare  sostituti di una presunta mancanza del fallo, i propri figli, figlie, persino i partner. Molti post-lacaniani non hanno lavorato, nelle loro analisi personali, su questo aspetto, finendo per pensare la donna/madre un'entità mistica, strutturalmente mancante,  a cui supplirebbe con un più di godere (peccato che questo plus-godere finisce per essere spesso insoddisfacente o mortificante per coloro che  vivono loro accanto, e  per loro stesse).  Personalmente mi ci è voluto molto tempo per correggere gli errori nei quali mi aveva fatto cadere questo tipo di lacanismo ortodosso e confessionale. Una madre che fa così, nella migliore delle ipotesi, è invece nevrotica, se non addirittura perversa/narcisista, ovvero gode nel rendere impotenti, diremmo castrati, i propri figli, i partner, e così via. E se non è riconosciuta per tempo spesso finisce per riuscirci ( lo si vede dalle storie formative e orientative di bambini, ragazzi e adulti).

La paura di castrazione, di evirazione, è in realtà paura di essere menomati ovvero resi impotenti non già dell'organo, bensì del  proprio desiderio e di non riuscire a sottrarsi (impotenza) da una siffatta madre che non ha saputo fare del proprio figlio o figlia, dei partner, ma zimbelli,  “scarrafoni”, oggetti  pietrificati e paralizzati nel proprio godimento sempre insoddisfacente, se non addirittura mortifero. Castrare un altro è ucciderne il desiderio e il pensiero. Questi tipi di madri lo fanno in maniera reiterata, senza freni e senza ripensamenti. Non tollerano il pensarsi “giudicabili”. Colei che è figlia di madre fallica, ha molte più probabilità di diventarlo a propria volta, se non lavora con un altro alla propria storia soggettiva. Ci sono generazioni di madri falliche che si passano “il testimone”, "lo scettro", dalle bisnonne in poi.

Nella nostra contemporaneità, una certa eclissi del padre, e la sovrabbondanza di madri-falliche, nelle famiglie, nella scuola, nella società, sta facendo aumentare le dipendenze, ovvero i godimenti oggettuali. Nel godimento oggettuale, infatti, il desiderio è anestetizzato, mortificato, mummificato e sostituito da godimenti sempre uguali, mai bastanti, mai soddisfacenti, come appunto il “plus-godere” di cui parlavo prima.

Ci vuole molto lavoro per uscire da tali gabbie, prigioni, che sono, prima di tutto, di pensiero e culturali.



Intervenuti:

Maurizio Forzoni: Parlarne giova.

Elena P.: Esattamente così.

Patrizia R.: E' un tabù.

Chiara B.: Ho letto, descrizione perfetta. La madre è ingiudicabile sia per la nostra cultura cattolica che associa la Madre alla Madonna Madre Santissima di Dio sia perché chi la dovrebbe giudicare è stato anche lui figlio ed è un nevrotico che ancora obbedisce e subisce la madre che non osa contraddire, se la porta dietro come un condor sulle spalle. Per me ci sono persino psicologi che subiscono ancora la madre fallica e fanno danni in terapia. Io ho avuto un fidanzato che ho amato inutilmente e non si è mai sposato e vive tutte le sue storie di amore nell'ombra perché castrato da una madre così, e sono implacabili queste donne, cercano nei figli il loro ristoro e la loro rivincita perché hanno vite sentimentali infelici o inesistenti.

Maurizio Forzoni : grazie Chiara per questa Sua testimonianza che condivido e che si inserisce molto bene nei miei pensieri di oggi, completandoli. Proprio il giorno in cui si festeggia l'Epifania. Non è un caso.

Chiara B.: Ti seguo con entusiasmo, Maurizio Forzoni, perché fai un lavoro di divulgazione molto importante e lo fai usando parole semplici rendendo fruibili a tutti concetti molto complessi. Aggiungo, il fidanzato in questione faceva uso di sostanze stupefacenti, lo seppi solo dopo: non era capace di seguire il proprio desiderio e ripiegava sul godimento, come dici tu. E' importantissimo "fare tana" alle madri falliche, le dipendenze nascono in famiglia.

Barbara V.: Un buon proposito per il 2020 ... far diventare la madre “giudicabile” ..

Nunzia C.: La donna fallica.

Nunzia C.: Dare la morte al desiderio, anche di libertà, del figlio, è un progetto subdolo, ingannevole, mortifero. Lo è tanto di più se, chi lo subisce è fragile e incapace di difesa. L'odio così rimosso, spesso si converte in pericolose identificazioni, e la storia si ripete inevitabilmente. La donna fallisca si prende la rivincita sull'uomo "castrandolo", rendendolo "impotente". È molto abile nel trovare difetti a tutti e nel trovare le "prede" da perseguitare. Bene si fa a parlarne.

Maurizio Forzoni: grazie Nunzia. Per i Tuoi pensieri che sono un altro spunto di lavoro

Roberto B.: Grazie, caro Maurizio, per la ricchissima riflessione. Di madri "falliche" se ne incontra tutti i giorni nel lavoro di analisi, se non direttamente, attraverso gli inganni nevrotici subiti dai figli/e. In questi soggetti la conseguenza più grave è quell' accadere psichico definibile come "paura di perdere l' amore" un amore materno assolutamente inesistente, che determina ( come giustamente dici) una totale "castrazione" della competenza di moto a soddisfazione del soggetto, che è del tutto privato della sua competenza al giudizio, a riconoscere un partner per sé stesso competente al lavoro a meta. Sono soggetti totalmente dipendenti da un "oggetto d' amore" irraggiungibile, che teorizzano perversamente come impossibile per sé stessi, così continuamente a produrre sintomi psicofisici isterici, a dimostrare quanto "l' amare sia impossibile". È molto difficile il lavoro di analisi e riorientamento di questi soggetti, perché continuamente a s-fuggire un rapporto di partnership con l' analista /orientatatore del pensiero, che li pone davanti al lavoro di giudizio di domanda/offerta, che attraverso la "madre fallica" non hanno mai conosciuto.

Maurizio Forzoni: Grazie a Te Roberto, per queste Tue preziose aggiunte. È vero. È un lavoro molto difficile con soggetti resi nevrotici/impotenti da madri falliche e padri assenti o resi tali. Ed è ancora più difficile quando questi soggetti hanno incontrato psicoanalisti donne falliche o psicoanalisti che non hanno risolto il loro essere figli di madre fallica. Perché accade anche questo.

Roberto B.: Eh, purtroppo, i post lacaniani....

Maurizio Forzoni: Diciamo, non tutti i lacaniani sono così (almeno lo spero). Lo sono sicuramente  coloro che hanno fatto della loro appartenenza al gruppo, alla scuola lacaniana, una confessione e, di Lacan, un maestro, se non addirittura un profeta, il "Verbo" incarnato (il fallo mancante e mancato, appunto).

Giacomo R.: Lewis Carroll la racchiude nel personaggio della Regina di Cuori, in Alice nel paese delle meraviglie.

Patrizia R.: Maurizio io penso anche all iper-femminilizzazione della scuola, delle specialiste  dell'infanzia, delle avvocate e magistrate che si occupano del diritto di famiglia: è sparita la figura maschile.

Maurizio Forzoni: E' vero. Ciò che fai notare, Patrizia.


Antonella S.: Analisi perfetta. Queste madri fanno moltissimi danni,  plasmando e riducendo i figli succubi, privi di qualsiasi decisione se non supportata dalla madre. Figli a cui si tagliano le ali, per farli rimanere intrappolati e infelici sotto gli artigli materni.

Chiara B.: Alla base del rapporto che un uomo sa instaurare con una donna c'è il rapporto che ha avuto con la madre. Un uomo che ha avuto una madre che non l'ha amato in modo sano ma che l'ha usato, troppo invasiva o troppo assente, o addirittura "abusive", restituirà alla donna lo stesso sentimento conflittuale che riserva alla madre, ossia amore e odio mescolati assieme indissolubilmente. Nel caso non abbia preso consapevolezza o la giusta distanza emotiva da questo vincolo malato, necessario per sopravvivere al bambino che è stato ma distruttivo per l'adulto che è diventato, ogni volta che nasce dentro di lui un sentimento per una donna, assieme ad esso riaffiora anche il rancore nascosto sotto pelle, che uccide lo slancio amoroso e gli impedisce la possibilità di dare e avere una relazione felice.

Sabrina G.: È un lavoro ( inteso in modo leggero), la madre non conosce i figli e viceversa, ci si conosce pian piano... Si lavora insieme. Non è vero che la madre conosce i figli "io so come sei fatto" " nessuno meglio di me lo sa"... Falso.





© Dott. Maurizio Forzoni    

Arezzo, lì 06/01/2020


    Maurizio Forzoni (info@maurizioforzoni.it/347.8392440), pedagogista, mediatore familiare e orientatore esistenziale, attualmente svolge attività di pedagogista,  orientamento esistenziale e formativo nelle relazioni d'aiuto in ambito familiare, soggettivo, scolastico, all'interno del Centro Formativo, didattico-pedagogico, di orientamento e ricerca UniSocrates di Arezzo, città nella quale vive. E' formatore della didattica innovativa iscritto al Registro Internazionale I.E.T, è iscritto al Registro Nazionale Orientatori presso l'Associazione Nazionale Orientatori – Roma, ed è formatore e supervisore autorizzato Eipass – European Informatics Passport.



 
                          





























(C) 2022 Dott. Maurizio Forzoni

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