La vita come un dovere - Pensieri in movimento -- Maurizio Forzoni

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La vita come un dovere
di Maurizio Forzoni
              
Maurizio Forzoni Oggi torniamo a parlare di dovere e Istanze SuperEgoiche circolanti. La vita come un dovere, dal titolo, è sempre qualcosa che (non) ritorna, un sembiante, un fare finta. Siamo così sicuri che bambini abbiano necessità di sviluppare un senso precoce del dovere, oppure quando ciò si palesa necessario significa che già il proprio principio di piacere è andato compromesso, anestetizzato, si è perso?

Le mie di oggi non sono domande esistenziali, ma molto pratiche, le quali derivano da anni e anni di lavoro con gli altri, con il prossimo e con i disorientamenti nei quali molti soggetti si sono trovati a fare i conti. Ci siamo accorti che la vita vissuta con estremo senso del dovere porta spesso alla deriva o verso difficoltà affettive, relazionali, professionali, scolastiche, universitarie, e così via. Eppure ancora oggi si tende a non lavorare a sufficienza con il proprio SuperIo, ovvero con quella istanza imperativa, sempre acquisita e interiorizzata precocemente, che poi finisce per dirigere e governare la vita del soggetto, portandolo lontano dai propri genuini desideri, inclinazioni e talenti.

Nei giorni passati, a causa dell'emergenza corona-virus, ciascuno di noi ha incontrato l'impotenza derivante dal vivere una vita organizzata per divieti, regole, imposizioni, restrizioni e costrizioni. E' evidente che tutto ciò abbia generato un forte senso di disagio e smarrimento. Nei prossimi mesi dovremo fare i conti con nuovi disturbi che saranno accusati e sofferti da molte persone, bambini inclusi. Tutto ciò è derivato proprio da un ispessimento e irrigidimento delle regole, dei comandi educativi, delle istanze superegoiche, dei comandamenti fallici subiti dall'adulto e dal bambino, che troveranno altre strade per manifestarsi attraverso nuove sintomatologie e angosce.

Uscendo dalla crisi attuale -- utilizzata da taluni come espediente -- non possiamo che rilevare come qualsiasi programma cosiddetto di civiltà abbia sempre pensato il desiderio del soggetto alla stregua di una minaccia. I tabù, le resistenze di pensiero, le gabbie mentali nascono e vengono alimentati proprio perché non c'è niente di più temuto che la realizzazione e il soddisfacimento del proprio desiderio. Freud parlò di pulsioni.

Constatiamo di sovente come certe prassi educative, anche allorquando sia palese che abbiano provocato nella storia e nell'esistenza di un soggetto errori, sofferenze e deviazioni di vario tipo non vengano abbandonate, diventando proprio dei nocciuoli duri, delle ancore che il soggetto non vuole rimuovere o mettere in discussione. Ci sono pensieri e teorie educative che vengono tramandate da padri in figli o da madri in figlie, da generazioni e generazioni, senza che a nessuno venga più in mente di pensare che forse la ragione dello smarrimento risieda proprio in questo. Tale questione è spesso alimentata e protetta dalla cultura nella quale viviamo. Un po' di giorni fa  una giovane ragazza mi portò una di queste frasi sintomatiche: "La donna ha sempre ragione". Mi sono accorto come nel lavoro svolto ci sono effettivamente donne che  hanno creduto talmente tanto a slogan simili a questo,  da non poter riuscire più a mettere in discussione niente della propria vita o del proprio modo di porsi (o non porsi) verso l'altro e, soprattutto, nei confronti del proprio desiderio che hanno finito per temere come la peste, per non riconoscere più. Non pensano mai di avere qualcosa da modificare, anche se la vita e certe questioni sollevano e solleticano degli interrogativi. Sono cadute in quella rigidità di pensiero da cui rischiano di non smuoversi più. Questa è la posizione femminile, soprattutto della donna divenuta madre, che Lacan chiamava "fallica". Non sembri strano, ma il fallocentrismo è diffuso nella donna, almeno quanto --  se a volte non più --  nell'uomo. Nella donna è spesso accompagnato da quel più di godimento che, se non riconosciuto, procura molti guai sia a se stessa, ma anche a partner e figli/figlie, facendole cadere nelle cosiddette "relazioni d'oggetto" di cui parlava proprio lo psicoanalista francese Jacques Lacan. Tali consuetudini di pensiero poi vengono trasmesse da nonne, madri e figlie, in una sorta di "asse ereditaria", secondo quella logica di pensiero che io ho definito "salvare la Regina".

Tornando alla frase citata (la donna ha sempre ragione), a questa  giovane ragazza che l'aveva portata in orientamento, feci notare che non si trattava di una frase a favore della donna, ma semmai fosse un attacco mascherato. Lo feci,  mostrando che spesso si dice "la ragione si dà ai matti", e "se la donna ha sempre ragione", allora per sillogismo "la donna è matta". Poi avremmo potuto parlare del fatto che "La donna" non esiste, ma esistono dei soggetti che sono nate di sesso femminile e che hanno tutto da scoprire su se stesse e i propri desideri. Idealizzare "La Donna" è, come in tutte le idealizzazione, farla a pezzi. Non è lontana questa frase dal pensare le donne un po' matte, fuori di testa, altro pregiudizio da rimuovere, piuttosto che alimentare finendo per aderirvi acriticamente. Il pregiudizio è poi addirittura alimentato da donne, anche giovani, che in queste teorie ci sono finite dentro e, sovente, proprio a causa delle loro madri.

Arezzo, lì 24/05/2020
© (2006-2020) -Dott. Maurizio Forzoni     
Maurizio Forzoni (info@maurizioforzoni.it/347.8392440), pedagogista (specalizzato in pedagogia speciale, familiare e giuridica), mediatore familiare e orientatore esistenziale, attualmente svolge attività di pedagogista,  orientamento esistenziale e formativo nelle relazioni d'aiuto in ambito familiare, soggettivo, scolastico, all'interno del Centro Formativo, didattico-pedagogico, di orientamento e ricerca UniSocrates di Arezzo, città nella quale vive. E' iscritto al Registro Nazionale Orientatori presso l'Associazione Nazionale Orientatori – Roma, ed è formatore e supervisore autorizzato Eipass – European Informatics Passport.
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