I problemi dell'educazione - Pensieri in movimento -- Maurizio Forzoni

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I problemi dell'educazione
di Maurizio Forzoni
              
Maurizio Forzoni
  
In tutte le civiltà, succedutesi nel corso degli anni, si fa fatica a pensare l'educazione come un possibile problema per l'autonomia e la facoltà di scelta del soggetto/bambino, con effetti e ripercussioni anche nella vita di adulto. Eppure, la storia formativa, gli incontri, i percorsi di consulenza e orientamento pedagogico ci dimostrano che le problematiche incontrate nel proprio percorso formativo procurano deviazioni, più o meno evidenti, nella propria crescita professionale, di studio, lavorativa e affettiva. L'educazione della prima infanzia -- come affermava la psicoanalista e pedagogista Françoise Dolto --  è incancellabile. E ciò sia nel bene che nel male.

Anche se oggi sembrano essere superate le teorie pedagogiche che consideravano il discente una "tabula rasa" nel quale trasferire nozioni, concetti, addirittura pensieri, ci rendiamo conto che si continua ad alimentare l'idea del bambino come incompleto, incompetente, da correggere, da plasmare ad immagine e somiglianza di qualcuno. La questione che, però, non possiamo non evidenziare è che ogni bambino (o bambina) sia diverso l'uno dall'altra. Ciò è spesso temuto proprio perché il bambino mostra molto bene il suo essere singolare nel mondo. E la singolarità è sempre molto temuta, se non proprio osteggiata.

Occupandoci anche di orientamento e pedagogia dell'adulto, ci accorgiamo come gli errori educativi nei quali questi è incorso da bambino, finiscano per ripercuotersi anche nella vita e nelle scelte professionali, di studio, affettive, relazionali della vita quotidiana. Il nostro lavoro è, quindi, da una parte pre-ventivo, allorquando ci occupiamo di bambini e, dall'altra, curativo -- nel senso di prendersi cura -- di tutti quei soggetti che, in età adulta, necessitino di rivedere la propria storia educativa con il fine di correggere gli errori e ritrovare le proprie mete e obiettivi. Quando una teoria -- ripetuta e spesso giustificata per fini educativi -- s'insinua nel pensiero di un soggetto (anche adulto), occorre, infatti, molto lavoro perché questi ne possa riconoscere il ruolo che ha o che ha avuto nel disorientarlo e deviarlo dal proprio sapersi ben disporre secondo il proprio principio di piacere. Le teorie hanno poi spesso questo in comune: passano il contagio, da soggetto a soggetto, proprio come un virus, tanto che poi nessuno le riconosce più come tali e mai si sognerebbe di metterle in discussione. Lo potrà fare solo attraverso un lavoro di orientamento pedagogico soggettivo, da fare con un altro che lo abbia già fatto.

Il bambino, ovvero ciascuno di noi, non è mai un teoretico, ma è sempre pratico, reale, vive nel presente.  E' concreto anche quando gioca. Giocare è, di fatti, una cosa molto seria. Attraverso il gioco ogni bambino impara e si forma e, cosa più interessante, è che non lo fa mai da solo, cerca la compagnia di buoni partner con cui costituire vere e proprie società in affari. La domanda che occorre porsi è perché, spesso, tale originaria disposizione venga poi persa nell'età adulta. In genere ciò è avvenuto perché qualcuno si è messo di traverso, ovvero si è opposto o ha offeso il pensiero di quel bambino, non è stato capace di accoglierlo, appoggiarlo e sostenerlo. In un certo senso, il soggetto è stato deviato dal proprio principio di piacere o desiderio. Ciò che più di tutti mortifica il desiderio del soggetto, il suo saper andare a meta, è sempre quella che Freud chiamò istanza Superegoica (o principio di comando). Un'educazione rigida, autoritaria, può provocare davvero disastri. Il/la bambino/a ossessivo/a ha sempre subito, ad esempio, un'educazione autoritaria e/o rigidità di pensiero, da parte di un familiare o educatore o insegnante che, a sua volta e per primo, non ha fatto i conti e lavorato con il proprio Super Io. La tentazione o le velleità di comando sono molto diffuse -- quanto non riconosciute --  in entrambi i sessi.

L'educazione, così come spesso è intesa ancora oggi, diviene un problema, e non una risorsa per il soggetto come, invece, sarebbe chiamata ad essere. Perché questa possa divenire un'opportunità occorre ripensarla più come atto formativo, da costruirsi ogni giorno in rapporti e relazioni ricche e fruttuose.  Possiamo infatti affermare, con lo psicoanalista Giovanni Sias, che "il maestro migliore non è quello che spiega bene le cose agli allievi, ma è quello che impara con i suoi allievi, che ricerca con loro e attraverso loro, percorrendo così le vie della conoscenza. Che si tratti della conoscenza implica dunque che un maestro non si limita a insegnare in modo pedissequo metodi e tecniche acquisite e consolidate".


Arezzo, lì 23/03/2020
© (2006-2020) -Dott. Maurizio Forzoni     
Maurizio Forzoni (info@maurizioforzoni.it/347.8392440), pedagogista, mediatore familiare e orientatore esistenziale, attualmente svolge attività di pedagogista,  orientamento esistenziale e formativo nelle relazioni d'aiuto in ambito familiare, soggettivo, scolastico, all'interno del Centro Formativo, didattico-pedagogico, di orientamento e ricerca UniSocrates di Arezzo, città nella quale vive. E' iscritto al Registro Nazionale Orientatori presso l'Associazione Nazionale Orientatori – Roma, ed è formatore e supervisore autorizzato Eipass – European Informatics Passport.
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